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| L' Istituto era enorme, un grande spazio cavernoso che non sembrava costruito in base a un progetto ma scavato nella roccia dall'acqua e dal passare dei secoli. Attraverso porte semichiuse, Clary intravide innumerevoli stanzette identiche, tutte dotate di un letto privo di lenzuola, un comodino e un grande armadio di legno con le ante aperte. Pallidi archi di pietra sostenevano gli alti soffitti, spesso arricchiti da intricati bassorilievi di figure minuscole. Clary notò alcuni motivi ripetuti spesso: angeli e spade, soli e rose. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Le foglie del cespuglio erano immobili. All'improvviso uno dei boccioli chiusi iniziò a vibrare e tremare. Si gonfiò fino a raddoppiare le proprie dimensioni e poi si aprì. Fu come guardare la ripresa accelerata dello sbocciare di un fiore: i delicati sepali verdi che si aprivano verso l'esterno, liberando i petali chiusi al loro interno. I petali erano cosparsi di polline dorato e leggero come talco. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Il loft sembrava diverso, senza un centinaio di corpi ammassati al suo interno. Era – bé, non ordinario, ma un posto in cui vivere sembrava possibile. Come la maggior parte dei loft, aveva una grande sala centrale, divisa poi in “stanze” grazie al mobilio. A destra c’era un quadrato formato da divani e tavoli, e Magnus indirizzò Alec da quella parte. Alec si sedette su un divano di velluto dorato con eleganti ghirigori di legno sui braccioli. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| La cinquantina di ragazzi in coda fuori dal Pandemonium Club si sporsero in avanti per origliare. L'attesa per entrare in quel locale era lunga, soprattutto il sabato, e in coda non succedeva quasi mai niente di interessante. I buttafuori erano tosti e calavano subito in picchiata su chiunque aveva l'aria di voler fare casini. La quindicenne Clary Fray, in coda con Simon, il suo migliore amico, si chinò in avanti come tutti gli altri, sperando in una piccola distrazione. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Il posto non sembrava un granché: un edificio di mattoni che si abbassava al centro come un soufflé sgonfio. Un'insegna al neon malconcia, storta e sfarfallante annunciava il nome del ristorante. Due uomini con giacche lunghe e cappelli abbassati sugli occhi erano stravaccati davanti all'ingresso. Niente finestre. «Sembra una prigione» fu il commento di Clary. Lui le puntò un dito addosso. «Ma in prigione potresti ordinare degli spaghetti alla fra' Diavolo da leccarsi le dita? Non credo proprio.» | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| «Hai mai visto un vampiro, Raphael?» chiese. Raphael lo guardò con un'espressione quasi assente. «So che aspetto hanno. Sono più pallidi e più magri degli esseri umani, ma molto forti. Camminano come gatti e scattano con l'agilità dei serpenti. Sono belli e terribili. Come questo albergo.» | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Servivano birra in stretti boccali svasati, e nessuno ti chiedeva i documenti per controllare che avessi ventun anni. Essere un licantropo ti faceva crescere in fretta e se ti spuntavano peli e zanne una volta al mese eri autorizzato a bere al Moon, non importava quanti anni avessi da mondano. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| La prima visione che Clary ebbe della Città Silente fu quella di file e file di alti archi di marmo che si perdevano in lontananza come i filari ordinati di un frutteto spogliato dal freddo invernale. Il marmo, duro e lucido, era di un colore avorio cinereo, e a tratti vi erano incastonate sottili strisce di onice, diaspro e giada. Mentre si allontanavano dal tunnel per addentrarsi in quella foresta d'archi, Clary notò che il pavimento era coperto delle stesse rune che decoravano la pelle di Jace, con linee, vortici e spirali. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Si trovavano in un corridoio scavato nella terra e illuminato da un muschio che luccicava debolmente. A una delle due estremità, un intrico di tralci penzolanti formava una tenda e lunghi viticci pelosi pendevano dal soffitto come serpenti morti. Radici d'albero, si rese conto Clary. Erano sottoterra. E quaggiù faceva freddo, abbastanza freddo da farle uscire sbuffi di nebbiolina gelida quando espirava. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |
| Le pagine successive erano dedicate al paese d'origine dei Cacciatori: un fazzoletto di terra ritagliato in quello che un tempo era il Sacro Romano Impero e circondato da protezioni che ne impedivano l'entrata ai Mondani. Si chiamava Idris. | 0 | 0 | -- In: ---- By: ---- |